Sulla legge urbanistica regionale interviene anche Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro di Savena. Il suo impegno proprio su questi temi l’ha vista in prima linea nella ricerca di un rapporto diverso fra economia e amministrazione.
Esistono due modalità, distanti e diversissime, di affrontare il tema della rigenerazione urbana: predicarla o praticarla. Banalmente: c’è chi la rigenerazione la predica e chi, invece, la pratica.
La legge 20 del 2000, nata con le migliori intenzioni e figlia della “cultura urbanistica” di cui tanto si sente nostalgicamente parlare, ha avuto come risultato che se oggi sommassimo tutte le previsioni contenute nei Piani dei Comuni, potremmo cementificare all’incirca 250kmq, due nuove città di Bologna, per estensione.
Durante gli anni della lungimirante “cultura urbanistica” abbiamo assistito, nella terra che amministro, ad una previsione sconsiderata come quella prevista ad Idice, tristemente nota con l’appellativo di “Colata”.
Tra i tanti problemi che gli amministratori pubblici negli ultimi anni si sono trovati ad affrontare, quello piú complesso è proprio legato alla necessità di dare concretezza a progetti di recupero dell’esistente, di rendere veramente realizzata la rigenerazione – urbana e dunque sociale, culturale, identitaria – di interi quadranti, da anni fatiscenti e abbandonati.
Un amministratore che sogna di dare nuova vita e nuova dignità a scenari degradati e degradanti si scontra immediatamente con la dura realtà: decementificare, bonificare, smaltire, recuperare, rigenerare è infinitamente piú costoso che costruire su aree vergini, ex novo.
Le logiche di mercato hanno sempre condizionato la pianificazione dei Comuni, sgombriamo il campo da una edulcorata mitizzazione del passato: è stata la commistione tra politica ed economia a determinare lo sviluppo delle nostre città, a definirne il profilo architettonico e perfino a plasmarne gli spazi pubblici nei quali erogare servizi, la cosiddetta “città pubblica”. Sotto l’egida di questa magica parola si sono insidiate le speculazioni piú becere.
Dobbiamo essere onesti: l’urbanistica libera, saggia, produttiva di città vivibili, sostenibili e perfino educanti, può essere portata avanti solo al verificarsi di tre condizioni: la sostenibilità economica (che passa anche attraverso un regime premiale per chi investe in rigenerazione), il sostegno e la collaborazione di tecnici competenti, e in ultimo ma non per importanza, di amministratori bravi, seri e capaci.
Questa proposta di legge è la prima nella storia della Regione Emilia Romagna a prevedere incentivi specifici per la rigenerazione urbana e il recupero dell’esistente.
Il testo è nato a fronte di un percorso molto semplice e molto trasparente: mettendo attorno ad un tavolo sindaci e amministratori da Piacenza a Rimini, quelli che l’urbanistica non solo la praticano, ma lo fanno assumendosene la responsabilità. Civile, penale, contabile, tributaria e amministrativa. Questa proposta di legge nasce lì, nella discussione accesa, appassionata, a tratti feroce, che hanno fatto oltre 20 amministratori ed è a loro che questa proposta si rivolge: i Sindaci avranno, per la prima volta, la possibilità di azzerare completamente le previsioni edificatorie.
Niente piú scuse, niente piú rimandi a chi c’era prima o a eredità scomode: se si vogliono eliminare le previsioni, è possibile farlo (personalmente non vedo l’ora).
Questa è una rivoluzione copernicana. Se i privati presenteranno progetti considerati di interesse per il territorio, sarà possibile realizzarli ma anche in quel caso la responsabilità sarà della politica. Sarà responsabilità delle Amministrazione Comunali indicare nel PUG gli obiettivi di qualità territoriale.
In buona sostanza, questa legge toglie gli alibi del passato conferendo un potere ed una responsabilità rilevantissima agli Amministratori di domani.
Isabella Conti
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