Articolo
Giuseppe Paruolo

Concentriamoci sulle priorità

La sintesi dell’intervento di Giuseppe Paruolo, consigliere regionale del Partito Democratico, sulla proposta Alleva.

Il futuro del lavoro è un tema di fondamentale importanza. L’evoluzione tecnologica, la globalizzazione e altri fattori stanno eliminando molti posti di lavoro, quindi tanti pensano che saremo costretti a ripensare la società con meno lavoro. Se è chiaro che in futuro ci saranno meno operai alle catene di montaggio, non è detto che non emergano lavori nuovi e diversi. Certamente dovremo confrontarci con una maggiore flessibilità e con nuove modalità di concepire il lavoro.

Per questi motivi è bene che si smetta di parlare di reddito di cittadinanza e si rifletta invece sul lavoro, in un’ottica capace di essere flessibile e innovativa.

Il progetto di legge Alleva si occupa di lavoro e introduce una (sia pur limitata) forma di flessibilità, utilizzando anche gli spazi di manovra concessi dalla riforma del lavoro varata dal governo Renzi. Se l’idea di lavorare meno per lavorare tutti fosse realizzabile senza doverci impiegare soldi pubblici, non avrei obiezioni. Ma finora questo tipo di proposta non ha sfondato, perché pochi sono disposti a lavorare meno guadagnando meno per consentire ad altri di essere assunti. Le esperienze che hanno funzionato in questo senso sono di solidarietà per fare fronte ad una crisi improvvisa e temporanea per non lasciare nessuno a casa, e molte realtà cooperative l’hanno applicata nei fatti. D’altra parte a volte le aziende resistono a chi preferisce lavorare part-time e questo è un aspetto su cui occorre davvero impegnarsi. Ben venga la flessibilità dell’organizzazione del lavoro per venire incontro alle diverse esigenze di vita delle persone al fine di ampliare la platea degli occupati.

Ma nella proposta Alleva è previsto un impiego di fondi pubblici, che compensa in gran parte il minor guadagno per chi lavora un giorno in meno. E’ chiaro che se proponi a qualcuno di lavorare di meno senza calargli lo stipendio, lo poni di fronte ad una offerta allettante. Resta però la domanda se sia opportuno che i finanziamenti pubblici vadano a colmare quella differenza e non ad esempio a incentivare investimenti pubblici e privati per creare nuovi posti di lavoro. Ciò è tanto piú vero per la nostra Regione che ha recentemente raggiunto il piú alto tasso di occupazione in Italia (68,3%) e in cui la disoccupazione continua a calare anche grazie alle politiche regionali e al patto per il lavoro: siamo passati dall’8,9% di inizio 2015 all’attuale 7%.

Penso sia preferibile continuare in questo sforzo e ragionare con attenzione su dove allocare le risorse pubbliche.

A questo proposito, sulla proposta di legge di Alleva, avanzo questo ragionamento: mentre la congiuntura economica migliora grazie anche alle politiche regionali, concentriamoci sul tasso di disoccupazione cosiddetta fisiologica, ovvero le persone piú difficilmente collocabili al lavoro. Sono coloro, per intenderci, che rimarrebbero disoccupati anche quando le aziende cercassero personale senza trovarlo. Spesso si tratta di persone fragili, sotto la soglia di povertà, che occorre comunque aiutare e per le quali abbiamo messo in campo azioni come il SIA (sostegno all’inclusione attiva) a livello nazionale e il RES (reddito di solidarietà) a livello regionale. Se provassimo a collocare la proposta Alleva in questo contesto, potrebbe fungere come un protocollo implementativo del RES e personalmente la riterrei una strada percorribile. A quel punto il patto che si potrebbe stipulare con l’azienda e i lavoratori che beneficerebbero di incentivi pubblici per lavorare di meno senza rimetterci, potrebbe essere perfezionato con una disponibilità degli stessi ad accogliere il nuovo lavoratore “fragile” e sostenerlo in questa sua esperienza di occupazione. Tutto ciò migliorerebbe il quadro d’insieme, permetterebbe di concentrarci su una fascia di persone effettivamente bisognose, e arricchire con nuove modalità applicative provvedimenti già in campo e finanziati come il RES.

Giuseppe Paruolo

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