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Flavio Fusi Pecci

Transizione epocale?

Flavio Fusi PecciTutto evolve, ovviamente con tempi e modi diversi a seconda del sistema che si considera. A volte per chi vive all’interno del sistema considerato i mutamenti che avvengono sembrano lenti, quasi impercettibili, oppure, al contrario, repentini e addirittura violenti. La storia poi dirà, guardando in modo più distaccato e retrospettivo, se e quali fasi hanno in realtà rappresentato o meno una transizione epocale, cioè un passaggio drastico, che impatta enormemente sulla vita stessa del sistema e dei suoi membri, spesso in modo irreversibile. Inoltre, le transizioni, epocali e non, possono essere positive o negative. In realtà, come è naturale che sia, tutte in genere inducono importanti effetti positivi e negativi insieme. La storia è piena di esempi, basti pensare alla rivoluzione industriale e agli avvenimenti in qualche modo ad essa collegati.

Venendo ad oggi, da un paio di decenni ci si interroga su un incredibile “impazzimento” del mondo legato all’esplosione della cosidetta “globalizzazione” che ha creato spettacolari promesse e aspettative legate all’evoluzione fantastica delle tecnologie dell’informazione e non solo. D’altra parte, la stessa globalizzazione sta provocando la fine del lavoro come risorsa di vita e dignità, rendendolo una merce, illude i diseredati e sfruttati di tutta le terra, spingendoli alla ricerca di un mondo di successo falso ed ipocrita, ed esaspera i conflitti di religione e le guerre, vanificando gli sforzi di chi crede che si debba frenare il meccanismo infernale che sfocia oramai sempre più in una rassegnata impotenza.

Questa transizione per noi è epocale, soprattutto perché ci crea allarme ed ansia ogni cosa che avviene e che ci tocca direttamente, perturbando la nostra condizione personale di quiete e la nostra visione del mondo (spesso di comodo) cui siamo pervicacemente affezionati.

In questo contesto che richiederebbe ben altre riflessioni ed azioni, vaste, approfondite e non indolori, l’occasione di ricordare e ripensare il conferimento della cittadinanza onoraria al cardinale Lercaro (vedi pp. 6-9) ci ha portato a porre in evidenza un aspetto particolare della realtà rivelatasi virtuosa a Bologna di quegli anni (anni ’50 e ’60) che andrebbe preso ad insegnamento autorevole di come si possa e si debba invertire questa rassegnazione all’impotenza che ci pervade.

A Bologna negli anni post-bellici e, in particolare, in occasione delle elezioni del 1956, esisteva una contrapposizione ideale, politica e, di fatto, interpersonale fortissima che si basava su due concezioni dei valori, della società, della vita stessa praticamente opposte e, tuttavia, ritenute e difese in un modo che potremmo definire “fideistico” e allo stesso tempo “sincero” dalle due parti.

Questo scontro, se condotto ed affrontato in anni successivi senza coraggio, generosità e illuminata lucidità, avrebbe certamente portato ad una implosione della città e della sua popolazione in grande crescita, anche in virtù di una ampia e variegata immigrazione interna italiana, ma fortemente differenziata e disuguale in tutto.

Fu allora che, senza cedere in alcun punto sulla fiducia e ricchezza dei propri valori, ma, anzi, proprio in virtù delle propria forza morale e della consapevolezza che agendo così si costruiva qualcosa insieme, senza rinunciare ad essere quello che si era, “alcuni illuminati” hanno avuto la capacità di convergere su una straordinaria visione, innovazione e realizzazione della nuova comunità di tutti, in cui ognuno potesse diventare e crescere “cittadino uguale, ricco di diritti e doveri”.

Ecco allora che, come più o meno esplicitamente indicato anche in vari articoli riportati in questo numero da varie associazioni, la transizione epocale che stiamo vivendo oggi ci pone dinanzi ad un bivio. Esiste, infatti, una sempre maggiore divaricazione fra chi ritiene che si possa vivere meglio, o nella peggiore delle ipotesi sopravvivere, solo collaborando e facendosi carico gli uni degli altri e chi pensa invece di riuscire a stare bene, o addirittura meglio, tentando di tutelare a qualsiasi costo quanto possiede e quanto è convinto che gli spetti di diritto.

Sta a noi, tutti indistintamente, spendere quindi le nostre energie e le nostre intelligenze per cercare di rendere quanto più positiva possibile questa transizione, invertendo una deriva che può realmente diventare inarrestabile e causa di altri gravi lutti.

Flavio Fusi Pecci

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